Ordinazione dei Diaconi permanenti, domenica 18 novembre 2018
Come consuetudine, da alcuni anni a questa parte, l’ordinazione dei diaconi permanenti avviene in coincidenza della XXXIII domenica dell’anno liturgico (un tempo solennità della Chiesa locale) e, per la seconda volta, il 18 novembre 2018, anche in concomitanza con la “Giornata Mondiale dei Poveri”, voluta da Papa Francesco (che si è voluto chiamare come il santo di Assisi, anche lui un diacono permanente, particolarmente attento alle povertà) come prolungamento permanente dello stile che abbiamo imparato a fare nostro nell’anno santo della Misericordia. La stretta analogia tra il ministero diaconale e l’assistenza ai poveri è stata sottolineata da mons. Nosiglia che, all’inizio della celebrazione, ha rammentato che il loro primo compito, a Gerusalemme, è stato quello dell’assistenza alle mense.
Nel Duomo, che ha finalmente ritrovato la sua prospettiva guariniana, dopo il tragico incendio della Cappella della Sindone dell’aprile 1997, e la sostituzione, con un ampia vetrata trasparente, della parete color bronzo che la nascondeva (pare voluta da un freddoloso Carlo Alberto), sono stati ordinati quattro candidati, i cui profili e le loro storie possiamo trovare qui accanto. Nell’ occasione sono stati ordinati anche due diaconi “transeunti”, appartenenti ai Frati Minori Cappuccini che, in seguito, riceveranno il secondo grado del sacramento dell’ Ordine, cioè il sacerdozio.
Nell’ omelia l’ Arcivescovo ha invitato alla speranza, ispirata alla Parola di Dio, che sa cogliere la positività, anche nelle circostanze più difficili. La coincidenza delle ordinazioni con la Giornata dei Poveri gli ha offerto lo spunto per invitare i diaconi ad essere fedeli interpreti dell’invito evangelico su cui saremo giudicati: “Avevo fame, … avevo sete,…” (Mt 25, 31-46). Ricordando papa Francesco, mons. Nosiglia ha spronato tutti i fedeli, e in particolare i diaconi, all’attenzione verso i fratelli in difficoltà, riconoscendo in loro dei soggetti, dei maestri di vita e non solo dei semplici oggetti di assistenza. Non dobbiamo dare loro per carità – ha continuato- quello che è loro dovuto per giustizia, esortando tutta la comunità cristiana a farsi un serio esame di coscienza. “Siamo custodi del fratello bisognoso, del quale dobbiamo udire il grido, al quale dobbiamo essere vicini con segni concreti di accompagnamento – ha concluso- sull’esempio di Maria, che è stata al servizio del Padre e delle persone che ebbe modo di incontrare, convinti che ciò è fonte di gioia, perché c’è più gioia nel dare, che nel ricevere”.
Al “segno della pace” il sempre suggestivo abbraccio dei neo ordinati con i diaconi presenti, dispiegati nella navata centrale della Cattedrale, ha suggellato l’impegno a raccogliere e vivere quanto indicato dall’Arcivescovo.
Stefano Passaggio