A Villa Lascaris il MITO del diaconato permanente
Diaconi e spose di Milano e Torino si sono incontrati per una giornata di condivisione e fraternità
Domenica 1 luglio, Villa Lascaris ha ospitato un piccolo MITO del diaconato permanente. Di ritorno da alcuni giorni di esercizi spirituali, un gruppo di diaconi della Diocesi di Milano con le loro spose ha fatto tappa a Pianezza per incontrare una rappresentanza del diaconato torinese. Guidati dai rispettivi delegati arcivescovili, don Giuseppe Como per Milano e don Claudio Baima-Rughet per Torino, i due gruppi hanno vissuto insieme la celebrazione della Messa e la convivialità, e si sono poi scambiati informazioni ed esperienze di ministero diaconale.
Due storie iniziate a circa vent’anni di distanza l’una dall’altra: il diaconato torinese prende avvio all’inizio degli anni ’70, su iniziativa dell’allora Arcivescovo Card. Michele Pellegrino, con un primo percorso formativo curato da Mons. Giovanni Pignata, presto coadiuvato da Don Vincenzo Chiarle. Torino è la prima diocesi a partire dopo la re-istituzione del diaconato permanente ad opera del Vaticano II. E’ anche tra le prime a ordinare: i primi diaconi torinesi arrivano nel 1975, dopo quelli Reggio Emilia e Napoli. A Milano è il Card. Martini che decide l’avvio all’inizio degli anni ’90, cui datano le prime ordinazioni.
Oggi le due comunità diaconali sono sostanzialmente equivalenti in numeri: 141 Torino (sui 202 ordinati dall’inizio a oggi), 144 Milano (su 163 ordinati). Quattro a Milano, cinque a Torino gli Arcivescovi da che è stato introdotto il diaconato permanente: Martini, Tettamanzi, Scola e Delpini per Milano; Pellegrino, Ballestrero, Saldarini, Poletto e Nosiglia per Torino.
In entrambe le diocesi è in corso una modulazione articolata della presenza dei diaconi: le parrocchie restano le assegnazioni più numerose, mentre sono in aumento le destinazioni a porzioni più ampie di territorio (i decanati a Milano, le unità pastorali a Torino); aumentano anche, ma su numeri complessivi piccoli, le assegnazioni primarie a servizi diocesani, in primis la sanità. L’incidenza dei diaconi celibi sul totale vede una sensibile differenza tra le due realtà: quella milanese è del 15%, oltre tre volte rispetto a quella torinese.
Il percorso di formazione al ministero è, per la componente di vero e proprio studio teologico-pastorale, oggi sostanzialmente allineato, con entrambe le diocesi che si affidano ai propri Istituti superiori di scienze religiose. Questa impostazione è stata “nativa” per Milano, mentre è una scelta recente per Torino, che originariamente e per molto tempo si è basata su una specifica Scuola di formazione al diaconato permanente.
Prevedibilmente comuni – perché rispecchiano tendenze diffuse anche oltre le due diocesi – alcune tematiche emerse dal confronto di Villa Lascaris. Prima fra tutte la vitalità del diaconato permanente, che registra un flusso costante, anche se variabile nei numeri di anno in anno, di nuovi accessi al percorso di formazione e discernimento, come pure una sostanziale regolarità annuale di nuove ordinazioni, pur in assenza di una esplicita promozione di questo ministero. L’esperienza diretta dice che, in entrambe le diocesi, è l’incontro con diaconi già in servizio a stimolare l’attenzione e a consentire una comprensione intuitiva del loro ministero. Un secondo tratto comune è la definizione in progress dell’identità di fatto (quella teologica ed ecclesiologica è ampiamente definita) e del ruolo del diaconato permanente, anche e soprattutto nella sua relazione con il presbiterato.
Un cenno al luogo dell’incontro: i diaconi e le spose milanesi, oltre ad ammirare la bellezza della struttura e del parco di Villa Lascaris, hanno guardato con curiosità storica a quella che fu la “culla” e a più riprese la sede del diaconato torinese.
Giorgio Agagliati